Stampa del 20-02-03

Non cambia la vergogna dei condoni


20/2/2003

LE vere innovazioni di questi anni italiani sono l'elettronica, i computer, e il cambiamento della moneta: tutt'e due gli eventi sono legati a fatti internazionali e commerciali. Neanche la grande rivoluzione degli elettrodomestici dopo la seconda guerra mondiale fu altrettanto rapida e diffusa, nell'arricchire le case di oggetti prima inesistenti, frigoriferi, lavatrici, televisori, apparecchi di riscaldamento o raffreddamento, frullatori, cucine o ferri da stiro elettrici, nell'impoverire le famiglie per l'esborso di rate piccole ma senza fine e per la massa di cambiali, nel migliorare immensamente la vita d'ogni giorno soprattutto delle donne. Neanche l'altra grande rivoluzione, quella dell'automobile, fu altrettanto veloce e radicale nell'incoraggiare il dinamismo dei viaggi e la pigrizia del camminare, nel cambiare il costume dell'esistenza. I computer con la loro urgenza nelle comunicazioni, l'euro con le sue novità di calcolo, i suoi guai e il suo cosmopolitismo, sono stati ancora più svelti ad affermarsi e a stabilirsi nelle abitudini quotidiane: nonostante tutte le peggiori previsioni, gli italiani hanno imparato subito, presto e bene. Le cose cambiano, la gente cambia, tutto cambia: ma i meccanismi viziosi dell'economia governativa rimangono rocciosamente identici, tanto sbagliati quanto perenni. I condoni, a esempio, sono una vera porcheria. Lo sono moralmente: è infame favorire gli evasori fiscali, i responsabili di comportamenti illegali, concedere loro i vantaggi di una sanatoria a prezzi stracciati, a spese e alla faccia dei cittadini rispettosi delle leggi che hanno pagato puntualmente quanto dovevano. I condoni sono una vera porcheria politicamente: oltre a legittimare l'illegalità, privando lo Stato di ogni autorità riconoscibile, riducendo a optional le regole del vivere collettivo e ponendo le basi di ancor più vasti comportamenti scorretti, possono non restare senza conseguenze sul piano elettorale. Sono una vera porcheria economicamente: il ministro delle Finanze sa meglio di chiunque come gli incassi dei condoni siano un espediente estremo e precario per aggiustare i conti, come non siano ripetibili a scadenza breve, come aprano una strada rischiosa (se si salvano le società di calcio, come si potrebbe non salvare aziende d'altro tipo?). Eppure i condoni, per decenni e sino a quest'ultimo più vergognoso di altri, seguitano a far parte delle strategie economiche governative: con la stessa logica della disperazione che può portare una persona, nonostante tutto, a rivolgersi agli strozzini.
Lietta Tornabuoni

Bollettino di Di Pietro on line

Da Il Piccolo di Trieste 19 febbraio 3003

La relazione dell’inviato speciale del Palazzo di vetro sarà consegnata alla commissione dei Diritti umani che si riunirà a marzo a New York

Giustizia, Berlusconi nel mirino del rapporto Onu

«Riforme ritardate dal coinvolgimento del premier e del signor Previti in una serie di processi»

ROMA - Conflitto d’interessi, leggi varate ad hoc dal Parlamento, e un premier imputato, con avvocato-deputato, che non si presenta alle udienze. Contiene durissime critiche al presidente del consiglio Silvio Berlusconi il rapporto Onu sullo stato della giustizia in Italia. La relazione che ha già provocato una pioggia di interrogazioni parlamentari, sinistra, porta la firma del giurista malese Dato Param Cumaraswami e sarà consegnata alla Commissione dei diritti umani che si riunirà a New York, dal 17 al 25 marzo, per la 59esima sessione dei lavori.

Il rapporto di Cumaraswami, inviato speciale del Palazzo di vetro per i diritti civili e politici - capitolo che comprende l’amministrazione delle giustizia e l’indipendenza delle magistratura - è il frutto di due missioni compiute in Italia nel marzo e nel novembre scorso. E le conclusioni contenute nelle 23 pagine non sono tenere. Vi si legge, tanto per cominciare, che la giustizia italiana ha «certamente» bisogno di profonde riforme le quali sono però «ritardate» dal coinvolgimento del premier «e dei suoi associati, in particolare il signor Previti», in una serie di processi per reati «quali il falso in bilancio e la corruzione in atti giudiziari».

Il conflitto d’interessi che circonda Berlusconi nella sua veste di premier e imprenditore «appare chiaro», prosegue il rapporto citando ad esempio, in maniera esplicita, il doppio ruolo giocato da Gaetano Pecorella come difensore di Berlusconi e come presidente delle commissione Giustizia della Camera tra le fila di Forza Italia.

Essendo poi alla guida del governo, scrive ancora Cumaraswami, «per il primo ministro non è corretto esser visto come colui che si avvantaggia della debolezza procedurale del sistema giudiziario italiano». «Rifiutandosi di comparire in udienza in due diverse occasioni il premier ha invece mostrato non solo di non avere rispetto per l’autorità dei magistrati, ma ha dato l’impressione di considerarsi al di sopra della legge», aggiunge l’inviato che lamenta anche di non essere riuscito ad ottenere alcun incontro con il premier durante i suoi due viaggi in Italia.

Non solo. Imputando al caso Berlusconi la colpa della crescente tensione nei rapporti tra il governo e una magistratura «sempre più spesso oggetto di virulenti attacchi», Cumaraswami segnala che negli ultimi tre anni il Parlamento ha emendato «alcune leggi mirate e specifiche, quali le rogatorie, il falso in bilancio e in particolare il legittimo sospetto, di cui gli immediati beneficiari sono stati il primo ministro e i suoi associati». «Riforme ovviamente non urgenti rispetto al funzionamento delle giustizia ma senza dubbio urgenti per risolvere i casi pendenti del premier» recita il rapporto nero su bianco.

Natalia Andreani

Bollettino di Di Pietro on line

da Il Messaggero 16 febbraio 2003

Tangentopoli? È un virus

di ANTONELLO DOSE e MARCO PRESTA

C’È VOGLIA di revival in Italia. Dopo "I Cugini di Campagna" in tv e il poncho alle sfilate di Milano, ecco un altro prestigioso ritorno: la corruzione. Probabilmente Paolo Limiti organizzerà una serata delle sue proprio su questo sfizioso fenomeno, che di tanto in tanto si ripropone come una peperonata. Ovviamente non mancheranno ospiti di rilievo: la cantante Giovanna, Silvana Pampanini e lo scandalo Lockheed. Del resto, perché perdere le belle tradizioni caratteristiche della nostra terra? Dopo il parmigiano e il prosciutto di S. Daniele, sembra che l'Unione Europea sia intenzionata a salvaguardare col marchio Dop l'autentica, inimitabile corruzione italiana. Un prodotto ancora artigianale, realizzato con impegno e passione, seguendo tecniche millenarie che ci tramandiamo di padre in figlio e che hanno trasformato il classico made in Italy in un più moderno male in Italy. Non è ancora del tutto scolorita nella nostra memoria l'immagine folkloristica di Poggiolini che imbottisce puff e divani con soldi e gioielli, che la cronaca ci propone due scandalucci freschi freschi. Il primo coinvolge una trentina di dirigenti dell'Anas, i quali forse sono convinti che le "tangenziali" si chiamino così perché devono fruttare tangenti. Per carità, può capitare a tutti di fraintendere. Sono state filmate le consegne di denaro, ma i video non sono utilizzabili in tribunale. Per i corrotti, come per Batistuta, la prova televisiva non vale. Come riscontro, sarebbe meglio che l'accusato si facesse sorprendere mentre corre su una statale con dei soldi in bocca, in precedenza contrassegnati dalla Finanza, e un cartello appeso al collo con su scritto «sì, sì, sono stato io». Il secondo scandalo riguarda una nota casa farmaceutica multinazionale, la Glaxo, accusata di aver fatto regalini ai medici affinché segnassero ai propri pazienti i suoi farmaci. Quasi tremila i sanitari (curiosamente lo stesso termine che si usa per i water) indagati per il reato di comparaggio, il che rende molto facile calcolare l'area del fenomeno: comparaggio per comparaggio per tre e quattordici. I magistrati si erano insospettiti a causa dei numerosi congressi di cardiologia organizzati alle Bahamas e in effetti la linea difensiva degli inquisiti sembra molto fragile: «Guardate che bei posti... qui tanti italiani ci hanno lasciato il cuore!». A far partire le indagini è stata la denuncia di un pensionato di Padova, cui il medico di base si ostinava a prescrivere un antiemorroidario per curare la lombaggine. «Forse si tratta di un genio incompreso — si disse l'uomo —, di un innovatore!». Ma quando il medico in questione prescrisse alla moglie del pensionato lo stesso antiemorroidario per contrastare una congiuntivite, allora l'anziano capì che qualcosa non andava. Non sappiamo come finirà questa inchiesta, nessuno può dirlo.

Ma, dopo Tangentopoli, abbiamo l'impressione che i processi nel nostro Paese finiscano inevitabilmente come le visite mediche: con la prescrizione. Ci piace pensare, come estrema consolazione, che la corruzione non sia una meschina attitudine del nostro animo, ma una forma virale, che si diffonde attraverso tre canali di contagio: bustarella, valigetta e accredito bancario. Di una malattia nessuno può essere considerato colpevole. E magari, chissà, la Glaxo prima o poi riuscirà a trovare un farmaco anche per questo.