Il Nuovo

Parlamentari, niente più intercettazioni

Utilizzare nei processi intercettazioni telefoniche o acquisire tabulati che riguardano uomini politici diventa più difficile. Lo vieterà una proposta di legge che prevede l'insindacabilità dei parlamentari.

ROMA – Parlamentari più protetti dal rischio di intercettazioni e dagli elenchi delle telefonate in cui compaia il loro numero. Le Commissioni congiunte Affari Costituzionali e Giustizia della Camera hanno approvato la proposta di legge attuativa presentato da Marco Boato (Verdi), che disciplina l’attuazione dell’articolo 68 della Costituzione.

In sostanza diventerà più difficile per pm o pg fare il nome di un parlamentare che sia oggetto di inchiesta. L’uomo politico, a rigor di legge,non potrà neppure essere citato en passant all’interno di un processo.

La proposta, che riguarda l’immunità parlamentare, stabilisce l’insindacabilità per i componenti del Parlamento sia dentro che fuori le sedi istituzionali. Il testo prevede inoltre esplicitamente che per utilizzare in ambito giudiziario le intercettazioni telefoniche o per acquisire i tabulati del traffico telefonico tra parlamentari o tra privati che facciano il nome di parlamentari, è necessaria la richiesta di autorizzazione da parte della Camera.

D’ora in poi il giudice per le indagini preliminari potrà decidere la distruzione integrale o delle parti o delle frasi ritenute irrilevanti o, se interessato, dovrà chiedere l’autorizzazione. Il testo, secondo Boato, andrà in aula non prima di marzo.

(21 FEBBRAIO 2003, ORE 8:10)

Il Nuovo

Magistrati e giornalisti: "difendiamo le nostre libertà"

Incontro tra i vertici dell'Anm e della Fnsi. Per stabilire le regole dei rapporti tra le due professioni e lottare insieme per il riconoscimento delle libertà professionali, "insidiate" da alcune leggi.

ROMA - "L'indipendenza della magistratura e del giornalismo rappresentano valori costituzionali insopprimibili e vanno riaffermati contro ogni attacco e contro ogni tentativo di limitare l'autonomia delle due categorie da qualunque parte provenga". A sottolineare i rischi che giustizia e informazione corrono nell'attuale fase politica e sociale sono, insieme, l'Associazione nazionale magistrati e la Federazione nazionale della stampa italiana. All'incontro hanno preso parte il presidente dell'Anm, Edmondo Bruti Liberati, il vice presidente Piero Martello e il segretario generale, Carlo Fucci. Per la Fnsi, tra gli altri, il presidente Franco Siddi e il segretario generale Paolo Serventi Longhi.

I dirigenti dell'Anm hanno manifestato grande interesse per la difesa del pluralismo e della libertà dell'informazione, elemento essenziale della democrazia come ha ricordato in più occasioni il Capo dello Stato. Allo stesso modo - hanno fatto rilevare - il Presidente Ciampi ha difeso l'autonomia della magistratura e la responsabilità dei giudici.

Nel corso dell'incontro le parti hanno espresso preoccupazione per alcune iniziative di legge - osservano - possono mettere in pericolo una libera amministrazione della giustizia e uno sviluppo plurale del sistema della comunicazione. Nel darsi atto di un profondo reciproco rispetto del ruolo e della funzione delle due categorie, è stato aggiunto che magistratura e giornalismo devono trovare il necessario equilibrio tra le esigenze della giustizia e della riservatezza delle indagini e il diritto-dovere dei giornalisti di informare correttamente.

La Fnsi ha sottolineato che recentemente in alcuni casi iniziative della magistratura sulla difesa del segreto - come perquisizioni domiciliari nei confronti dei giornalisti o nelle redazioni, sequestri di materiale, in un caso addirittura del sistema editoriale di un quotidiano - e avvisi di garanzia hanno rischiato di determinare un clima che può portare a una riduzione dell'informazione, nonostante che il segreto sia spesso violato nell'ambito degli stessi uffici giudiziari.

L'Anm ha rilevato che da parte di alcuni organi di stampa ci sono stati attacchi personali o generalizzati nei confronti della magistratura e tentativi di singoli giornalisti di aggirare il segreto giudiziario in modo non corretto. Una situazione che in alcune realtà territoriali ha determinato casi di conflitto dai quali sono poi scaturite querele per diffamazione di magistrati nei confronti di giornalisti.

Anm e Fnsi hanno concordato sull'esigenza che sia definita una nuova legge sul tema delle querele per diffamazione a mezzo stampa, che consenta il diritto di critica e di informazione e allo stesso tempo tuteli la dignità dei cittadini. Entrambe le parti hanno manifestato l'impegno a esaminare con attenzione il testo di disegno di legge unificato in discussione alla Commissione Giustizia della Camera.

(21 FEBBRAIO 2003; ORE 17:09)