Sei pagine dattiloscritte, qualche allegato e un obiettivo molto ambizioso:
far condannare lo Stato italiano per le procedure seguite nel dichiarare
valida l'elezione a deputato di Silvio Berlusconi.
Il comitato per la trasparenza delle cause di ineleggibilita'
parlamentare, fondato dall'economista Paolo Sylos Labini (ne fanno parte
anche Paolo Flores d'Arcais, Alessandro Galante Garrone, Ettore Gallo,
Antonio Giolitti, Alessandro Pizzorusso, Vito Laterza e Aldo Visalberghi),
non disarma e prosegue a Strasburgo la sua battaglia per dimostrare
l'illegittimita' della nomina ad onorevole del capo di Forza Italia,
richiesta avanzata dopo le elezioni dello scorso anno alla Camera dei
deputati in base all'articolo 10 del decreto presidenziale del marzo '57, che
dichiara ineleggibili coloro che in proprio o in qualita' di rappresentanti
legali di societa' o imprese private risultino vincolati con lo Stato per
contratti, concessioni o autorizzazioni amministrative di notevoli entita'
economiche. (Berlusconi e' proprietario di Mediaset, che gestisce tre reti tv
nazionali proprio in base a una concessione).
Alla Commissione europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, dopo che il 17
ottobre scorso la giunta delle elezioni della Camera aveva respinto gli
esposti contro Berlusconi, il comitato si rivolge ora per accertare la
violazione dell'articolo 6 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo.
Il comitato di Sylos lamenta, essendo la decisione della giunta delle
elezioni inappellabile, l'esclusione di ogni ulteriore via di ricorso, magari
di fronte alla magistratura ordinaria come accade in Inghilterra, per vedere
trattata la questione in .un'equa e pubblica udienza, davanti a un tribunale
indipendente e imparziale. (la giunta, organismo interno della Camera, non
viene ritenuto tale), come vorrebbe invece la Convenzione.