Espresso (26.06.1997) - tratto dall'archivio in Internet
INELEGGIBILITA'/ la guerra continua
Purche' non decida l'onorevole
Sylos Labini scrive alla Bicamerale: l'ultima parola deve spettare alla
Consulta Primo Di Nicola Non pi- il Parlamento. Deve essere la Corte
costituzionale a decidere sulle cause di ineleggibilita' di deputati e
senatori. Paolo Sylos Labini e i suoi colleghi del Comitato per la
trasparenza delle cause di ineleggibilita' e dei conflitti di interesse
(Flores d'Arcais, Galante Garrone, Gallo, Giolitti, Laterza, Marzo,
Pizzorusso, Visalberghi e Cimiotta) scrivono a Massimo D'Alema e agli altri
membri della commissione Bicamerale per far sentire le loro ragioni.
Dopo che la giunta per le elezioni della Camera ha respinto il ricorso contro
l'eleggibilita' di Silvio Berlusconi, e in attesa che la Corte europea dei
diritti dell'uomo si pronunci sulla legittimit. di questo verdetto, chiedono
la revisione dell'articolo 66 della Costituzione che riserva alle sole Camere
la potesta' di decidere sulle cause di ineleggibilita' e incompatibilita',
escludendo il giudizio di un organo giurisdizionale indipendente.
Un'anomalia italiana, visto che dappertutto il giudizio su tali questioni e'
affidato ai tribunali ordinari (Gran Bretagna) o ad organi equivalenti alla
Corte costituzionale (Francia, Spagna, Germania). Nel documento inviato alla
Bicamerale, il Comitato critica il senatore Cesare Salvi (Pds), autore di uno
dei due disegni di riforma dell'attuale regime dell'ineleggibilita' trasmessi
alla Bicamerale. Salvi ipotizza di rendere si' impugnabili davanti alla
Consulta le delibere delle Camere, ma soltanto ad opera di un quinto dei
componenti della Camera di appartenenza.
In tal modo si riserva il potere di ricorso ai soli parlamentari (cioe' ai
gruppi e ai partiti che rappresentano), favorendo la trasformazione delle
cause di ineleggibilita' in merce di scambio fra le forze politiche.