Russi 04-01-96

    Al Presidente della Repubblica
    p.c. Al Procuratore Capo Borrelli
    p.c. a Giovanni Ruggeri

    con la  presente lettera  faccio riferimento  alle 2  precedenti lettere
    inviate il 13-08-94 e il 07-10-1995.

    In  entrambi i casi denunciavo la inaccettabile,per lo stato democratico
    del   Paese,ignoranza  da   parte  del   Popolo  Italiano   della  falsa
    testimonianza del cittadino Silvio Berlusconi.

    Poiche' ritengo  di avere  sufficentemente argomentato  nelle precedenti
    lettere  le ragioni che mi spingono a non dimenticare questo precedente,
    con la presente lettera mi limito ad esprimere alcune amare riflessioni,
    suggeritemi  in particolare da quanto sta avvenendo in questi giorni, in
    queste ore nel Paese.

    Torno a far sentire nuovamente la  mia  voce  anche  perche'  non  avendo
    ancora  ottenuto alcuna risposta  alle 2 precedenti  lettere e assistendo
    all'aggravarsi  , a mio avviso, della  situazione civile del Paese, sento
    una esigenza incontenibile di rifarmi vivo.

    L'affaire  Di Pietro con tutti  i sospetti,le illazioni,le implicazioni,
    le  vicende che vedono protagonista il cittadino Silvio Berlusconi, e le
    ultime  notizie che vedono al centro servizi segreti,Di Pietro e il pool
    di Milano, mi inducono  da un  lato ad  amare e  sconsolate conclusioni,
    dall'altro mi  spingono  ad  insistere  nella  denuncia  del  precedente
    giudiziario del Berlusconi.

    Sono perfettamente  cosciente che in questo  Paese, al cittadino normale
    non e' concesso chiedere chiarezza , trasparenza, Verita'.

    La storia del  Paese  da  Portella  della  Ginestra  ad  oggi,  passando
    attraverso  le varie stragi che hanno insanguinato e ferito duramente il
    Paese, lo testimonia in maniera indiscussa ed inconfutabile.

    Proprio perche'  mi rendo perfettamente conto  di questa situazione, pur
    non essendo  e non volendo essere un eroe  ma un cittadino che chiede di
    vivere in un Paese normale, civile proseguo nella mia denuncia.

    Sono  cosciente  della   pericolosita'  di   questa  mia   pervicacia  e
    nell'ultimo mese ho ricevuto anche  alcuni  segnali  che  mi  dovrebbero
    indurre quanto meno alla prudenza.

    Un  segnale certo l'ho ricevuto mediante un invito del comandante dei CC
    del mio paese, altri  dubbi  e  sospetti  rappresentati  da  squilli  di
    telefono nel pieno della notte al mio domicilio.

    A questi ultimi per ora non do' peso rilevante poiche' potrebbero essere
    errori, anche se risulta un po' strano l'orario e la vicinanza temporale
    di questi 2  episodi, anche in  base alla considerazione  che in passato
    nell'arco di molti anni non c'e' mai stato un solo errore simile.

    Tornando ai motivi di  questa  lettera  spiego  perche'  sono  giunto  a
    conclusioni amare  osservando le  ultime vicende  politiche e  dopo aver
    ascoltato,per il momento, una sola volta il Suo discorso di fine anno.

    Ho  puntualizzato una sola volta perche' appena ne avro' la possibilita'
    lo riascoltero' piu' attentamente avendo la registrazione.

    Nell'ascolto fatto in diretta il 31-12-95 cio' che mi ha particolarmente
    colpito e'  stato il passaggio in  cui Lei ha parlato  del dialogo tra i
    partiti che vede il capo di Forza Italia protagonista.

    Nel Suo discorso Lei esprime gratitudine al Berlusconi stesso e a coloro
    che al dialogo partecipano.

    Concordo con  Lei  che  il  dialogo,il  confronto  siano  da  accogliere
    favorevolmente,  ma ritengo anche che non si puo' accettare di dialogare
    a tutti i costi e a qualunque prezzo.

    Per la situazione  personale in  cui si  trova il  capo di  Forza Italia
    coinvolto  in problemi giudiziari vari che lo vedono pure in qualita' di
    imputato il  17-01-96 presso  presso il  Tribunale di  Milano, e  per il
    precedente  giudiziario   gia'  menzionato  e   sconosciuto  alla  quasi
    totalita'  del Popolo,  personalmente ritengo  inaccettabile che  sia il
    cittadino Berlusconi a  gestire il  dialogo e  il confronto  politico in
    corso.

    La  gravita' estrema della situazione del  Paese, lo stato di confusione
    totale  pur richiedendo  il massimo  di coesione  e di  solidarieta' non
    giustificano  che si dimentichino alcuni principi basilari per la tutela
    di una democrazia.

    Termino  la lettera ricordando, come ho fatto nella seconda lettera, che
    non demonizzo alcunche'.

    Per salvaguardia  dello  stato  democratico  del  Paese  non  si  devono
    dimenticare alcuni dati storici del passato e non deve ripetersi come si
    puo' leggere  nel libro di Teodori "Ladri di  democrazia" da pag.  151 a
    pag.  161, cio'  che  accadde  nella  primavera  del  1981,  in  cui  la
    totalita'  della classe politica dirigente e molti vertici istituzionali
    del Paese  dichiararono pubblicamente  di possedere  lo stesso  grado di
    conoscenza dei comuni cittadini della loggia massonica P2.

    Con la  speranza di dare un modesto  contributo alla soluzione dei gravi
    problemi del Paese e dichiarando che tutto cio' che faccio e' per dovere
    civico  e per irrefrenabile sete di Giustizia e Legalita' porgo distinti
    saluti