Dal libro "Il Venditore" di Giuseppe Fiori Ed. Garzanti

 

Allo scopo di rispettare i diritti d'autore e con l'intento di non perdere il significato del testo, nelle pagine che seguono riassumo cio' che e' pubblicato nel libro "Il Venditore" di Giuseppe Fiori edito dalla Garzanti  - Le frasi in blu sono quelle scritte da G.Fiori e pubblicate nel libro, le frasi in nero sono mie.

Giuseppe Fiori e'  stato per 3 legislature capogruppo della Sinistra Indipwndente nella Commissione Parlamentare di Vigilianza sulla RAI e nella Commissione Telecomunicazioni del Senato.

A proposito dei decreti penali dei pretori di Torino Giuseppe Casalbore, di Roma Eugenio Bettiol e di Pescara Nicola Trifuoggi, sulla base dei quali nuclei dell' Escopost e della Guardia di Finanza disattivarono il 16-10-1984 gli impianti per le interconnessioni oltre l'ambito locale,  ha scritto Giuseppe Fiori nel libro il Venditore a

pag. 108 :

La questione centrale - Berlusconi ha violato la legge? i pretori potevano evitare di chiederne l'osservanza? - trova spazio solo sul <<Corriere della Sera>>, che affida la risposta a un giurista di autorevolezza universalmente riconosciuta, Vezio Crisafulli. Titolo: <<I pretori hanno solo rispettato la legge>>. Succo del breve editoriale: <<Hanno ragione i tre pretori [...] Si sono basati sull' art. 195 del cosiddetto codice postale, che rimane attualmente in vigore [...] Si capisce che occorrerebbe una legge per definire l"'ambito locale", perché‚ questa formula si presta ovviamente a discordanti interpretazioni, le quali pero' non potranno mai giungere a identificare l'ambito locale con quello nazionale>>

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pag. 109

Ad eccezione di questa voce, i pretori sono lasciati da giornali e partiti (PCI compreso) in solitudine.

Riguardo al decreto-legge varato dal Consiglio dei ministri presieduto da Craxi e noto come secondo decreto-Berlusconi, varato il 06-12-1984 ed in decandenza il 04-02-1985 scrive Fiori : 

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Il decreto decadra' lunedi' 4 febbraio: convertito in legge dai deputati il 31 gennaio, passa all'esame del Senato l' indomani venerdi' 1' febbraio, data a rischio, ormai sull'orlo del termine di decadenza. Stiamo per raccontare le tensioni di un "lunedi' nero", una brutta pagina nella storia del Senato...... Ma prima d'arrivarci e' utile completare il quadro dicendo anche d'una distinzione non trascurabile tra il gruppo comunista e il gruppo della Sinistra indipendente. Il motivo della diversita' di linea? Agnes ha avuto un'idea, ripartire in quattro pezzi la terza rete (la piu' debole, anche perché‚ la legge n. 193 del 1975 la vincola a <<illuminare><> solo il 70 per cento del territorio nazionale): un pezzo ai repubblicani (il Dipartimento scuola ed educazione), uno assai polputo alla DC (l'informazione regionale, un esercito di giornalisti) e due al PCI (un nuovo TG nazionale e i programmi d'intrattenimento). L' eventualita' - mai espressa pubblicamente - e' considerata con grande interesse da alcuni comunisti autorevoli interni RAI e da Botteghe Oscure. Se ne coglie un riflesso nel dibattito alla Camera, dove il PCI attenua l'opposizione,

pag. 114

che di li' a poco il senatore democristiano Nicola Lipari definira' <<duttile><> e il senatore socialista Roberto Spano <<morbida>>.... In concreto una doppiezza: votare no, lasciar passare. Prospettiva che gli indipendenti di sinistra contrastano radicalmente. La fine della discriminazione anticomunista in RAI e le assunzioni e carriere secondo merito e non per tessera - essi sostengono - dovranno essere rivendicate in tutte le reti e TG, non solo sul terzo canale, il meno seguito. In ogni caso - reclamano col senno del prima - farsi condizionare dalle convenienze in RAI e' un abbaglio politico che avra' costi durevoli; non si puo', in cambio d'una qualche direzione in terza rete, abbassare il livello di attacco a un decreto - legge che e' doveroso combattere per un'esigenza vitale, la difesa della normalita' democratica: esso infatti condona l'arroganza, l'abuso, la sfida alla legalita', legittima un monopolio privato che, drenando pubblicita' senza alcun limite, schiaccia le antenne locali rispettose delle leggi e persino mette in crisi l'editoria stampata. Oltretutto e' incostituzionale;

Proseguendo nel parlare del decreto-legge prosegue Fiori :

pag. 114

Si puo' impedirne la conversione in legge? Si puo'. Con l'ostruzionismo.

pag. 115

Il termine di decadenza e' cosi' ravvicinato che basta niente per arrivarci. Il PCI non ci sta, scelta che indebolisce la Sinistra indipendente. Ma naturalmente non e' questa leale e del tutto fisiologica differenziazione a connotare il <<lunedi' nero><<lunedi' nero>, qualificato da ben altri deplorevoli strappi.......

Parlando del percorribile ostruzionismo che avrebbe permesso di impedire la conversione del decreto-legge prosegue Fiori :

pag. 117

Tuttavia la Sinistra indipendente non vuole lasciare nulla

pag. 118

d'intentato per superare la mezzanotte, ora di decadenza del decreto. Le e' rimasto un appiglio. L' art. 109 del regolamento, secondo paragrafo, ultimo inciso, riconosce ai senatori la facolta' di dissociarsi dalle posizioni del proprio gruppo, ed ognuno ha dieci minuti per motivare il voto difforme. Il gruppo ha dichiarato voto contrario. I  <<dissociati ><> si asterranno.

Comincia Massimo Riva: <<Non stupisce il cattivo odore di affarismo che aleggia intorno a questo decreto [...] In fondo chi ci chiede di votare la fiducia al governo e' un presidente del Consiglio che confonde spesso politica ed affarismo [...]

Eliseo Milani: <<Avvertiamo l'affacciarsi dell'ipotesi autoritaria di qualcuno che pensa che le istituzioni ormai contano poco [...] Sento la necessita' di denunciare lo stato di prostrazione e di umiliazione in cui e' posto il Senato della Repubblica>>.

Raniero La Valle: <<Questa e' la ragione del decreto Berlusconi. Se non siamo in grado di dare al popolo una dignita', se non siamo in grado di dare la passione di un cimento civile, se non siamo in grado di dare ai giovani una scuola degna di questo nome, se non siamo in grado di dare la certezza di uno sbocco professionale, la prospettiva di un lavoro, se non siamo in grado di dare fiducia nel futuro, una promessa di pace, allora non possiamo dare alla gente altro che commedie, giochi, telefilm, telenovelas, Uccelli di rovo, La schiava Isaura, e ancora aste di pataccari, informazione spensierata e mistificata, e insomma divertimento, distrazione, evasione, alienazione [...]

pag. 118

Sono chiaramente, queste <<dissociazioni>>, un espediente ostruzionistico. Se i comunisti seguissero, sarebbe fatta. Ma da Botteghe Oscure e' venuta una indicazione diversa: lasciar passare. Una cantonata solenne; una sottovalutazione grave dei guasti per qualche aspetto irreversibili che la legittimazione del monopolio produrra'. Nel confronto a sinistra, l'invito di alcuni dirigenti comunisti a non drammatizzare poggia su un inciso dell' art. 3, comma 1: <<Sino all'approvazione della legge generale sul sistema radiotelevisivo, e comunque non oltre sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, e' consentita la prosecuzione dell' attivita' delle singole emittenti televisive private ecc.>>. In buona sostanza, ecco l'argomento, esiste un termine, il 6 maggio 1985, oltre il quale Berlusconi non potra' piu' trasmettere senza regole antitrust. Gli indipendenti di sinistra - ancora col senno del prima - inclinano allo scetticismo; preferirebbero la decadenza adesso.

Mio commento

La storia ci dice che tutte le previsioni ottimistiche dei dirigenti del PCI furono rispettate e soprattuto quella relativa al divieto  di trasmettere alle TV di Berlusconi in assenza di regole antitrust; figuriamoci, queste regole neppure oggi sono state varate !!!

Che ipocrisia, che menzogne !!!!!  Le conseguenze di quel lasciar passare dei dirigenti del PCI le stiamo pagando oggi;

Se non si e' complici e collusi, davanti a situazioni che mettono in discussione principi-base della legalita' e i diritti fondamentali della persona, ci si batte con tutti i mezzi e fino alle estreme conseguenze. La complicita' e la collusione si e' replicata negli anni dei governi dell'Ulivo, da parte degli eredi del PCI nella realizzazione, da parte dell'Ulivo, del programma della Giustizia del Polo.